La grammatica valenziale

A differenza del modello tradizionale, basato su un metodo deduttivo-normativo, la grammatica valenziale propone un approccio funzionale-descrittivo, fondato sulla definizione euristica dei rapporti sintattico-funzionali. E’ utile in quanto consente di accostarsi in maniera scientifica alla struttura della frase e può ammettere percorsi interdisciplinari con l’italiano. Per contro può comportare una gestione grafica problematica nel caso di frasi complesse ed implica comunque basi di grammatica normativa.                                                                                                                                    Non esiste un vocabolario impostato sul modello valenziale (per l’italiano, invece, si ricorda il Sabatini Coletti); inoltre la manualistica è carente. Il manuale più noto è il Seitz-Proverbio.

 

Terminologia della grammatica valenziale:

Marcante= ciò che determina la funzione di una parola all’interno di una frase (morfema)

Dipendenza o valenza= ciò che dipende direttamente dal verbo

Circostante= ciò che, pur non facendo parte delle dipendenze verbali, circoscrive il loro  significato

Espansione= ciò che non dipende né dal verbo né dalle sue dipendenze

 

Published in: on marzo 8, 2008 at 6:22 PM  Comments (1)  
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Suggerimenti per una traduzione corretta

Se osserviamo i nostri alunni mentre sono alle prese con una traduzione, ci accorgeremo che buona parte inizia col brandire il vocabolario, alla ricerca affannosa del significato di tutti le parole presenti nel testo. Sappiamo che questo metodo non è assolutamente efficace e che anzi distoglie l’attenzione da altri elementi significativi, quali il messaggio, lo scopo, i rapporti morfosintattici.

Come procedere:

  1. leggere con attenzione il titolo
  2. leggere ad alta voce (o mentalmente): va ricordato, infatti, che i testi antichi non erano destinati ad una lettura silenziosa
  3. analizzare periodo per periodo, valutando i rapporti sintattici, individuando in primo luogo i predicati verbali, quindi i soggetti, quindi i casi presenti in ogni proposizione
  4. infine aiutarsi col dizionario per chiarire il significato di alcuni vocaboli sconosciuti

Quanto al vocabolario, ricordare che…

  • non serve cercare tutti i termini (spreco di tempo e scarsa efficacia per la traduzione)
  • le voci sul dizionario vanno lette per intero
  • non sempre le frasi tradotte sul dizionario sono corrette e adatte al nostro contesto
  • la traduzione dev’essere dal latino all’italiano, perciò è da evitare la pedissequa traduzione letterale, puntando invece ad un’adeguata resa nella nostra lingua.

Published in: on marzo 5, 2008 at 10:34 am  Lascia un commento  
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La questione dell’ordo verborum

La questione dell’ordo verborum viene spesso trascurata nelle scuole, forse perché messa in relazione con le traduzioni dall’italiano al latino, abolite ormai da molti anni. Tuttavia sarebbe opportuno rendere i discenti consapevoli dell’importanza della collocazione delle parole non solo per l’individuazione della funzione logica delle stesse, ma anche per il conseguimento di particolari effetti patetici e retorici. Inoltre, pur nella sua libertà, anche il latino denota una costruzione preferenziale.  Conoscerla può essere utile anche ai fini di una migliore traduzione.

Riporto i casi più ricorrenti, attenendomi a quanto indicato da Giovanni Polara.

  • all’inizio della frase il SOGGETTO, alla fine il VERBO, in mezzo i vari COMPLEMENTI e le altre DETERMINAZIONI
  • prima del predicato l’ACCUSATIVO DELL’OGGETTO e prima di questo un eventuale DATIVO
  • una parola che ne detrmina un’altra generalemente la precede, ma un’espressione composta da più parole che determini un’altra parola generalmente la segue
  • la NEGAZIONE si colloca prima del verbo
  • il PRONOME: il pronome PERSONALE che funge da SOGGETTO di solito non è espresso. Se è presente, si situa all’inizio della proposizione. Il pronome RIFLESSIVO se si colloca prima del predicato, eventualmente staccato per mezzo di complementi (es. Germani se ex castris eiecerunt = I Germani si scagliarono dagli accampamenti)
  • l’AGGETTIVO POSSESSIVO a volte segue il termine cui si riferisce (es. pater meus = mio padre)
  • l’AGGETTIVO DIMOSTRATIVO quando segue il sostantivo ha valore molto intenso
  • il VERBO generalmente chiude l’enunciato
  • l’AVVERBIO è un determinante, perciò precede la parola cui si riferisce (es. valde cupio = desidero vivamente)
  • la CONGIUNZIONE: alcune non possono occupare il primo posto nella frase; a parte l’enclitica -que, autem, enim, igitur, quoque, vero trovano posto dopo una o più parole
  • la PREPOSIZIONE si colloca tra attributo e sostantivo (es. magna cum laude = con grande lode); se dal sostantivo dipende un genitivo, questo segue spesso la preposizione (es. in animi securitate = nella tranquillità d’animo); stessa cosa quando il sostantivo è determinato da un verbo (es. ad beate vivendum = per vivere bene)
  • il SOGGETTO si trova per lo più all’inizio della frase, ma può essere posposto per dare rilevanza a qualche altro termine
  • l’APPOSIZIONE segue il sostantivo cui si riferisce (es. Vergilius poeta = il poeta Virgilio); per alcuni sostantivi come tragedia, fabula, provincia, urbs la collocazione è analoga a quella in italiano (es. urbs Roma = la città di Roma)
  • l’ATTRIBUTO precede, in quanto determinazione, il sostantivo da cui dipende; segue in alcuni casi particolari come populus Romanus e ius civile
  • il GENITIVO si comporta come le altre determinazioni, dunque precede il termine cui si riferisce (es. Romanorim virtus = la virtù dei Romani); se il sostantivo è accompagnato dall’attributo, il genitivo si colloca spesso tra i due (es. magna Romanorum virtus = la grande virtù dei Romani)

Esercizio

Alla luce di quanto letto, qual è dunque la traduzione corretta della frase Imperator hostium acies conspexit?

a) Il comandante scorse le schiere dei nemici.

b)Il comandante dei nemici scorse le schiere.

Soluzione

La frase corretta è la a). Poiché il genitivo precede il termine al quale si riferisce, hostium sarà rivolto ad acies e non a imperator. 

Published in: on marzo 5, 2008 at 9:45 am  Lascia un commento  
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Breve storia della traduzione

Risale al Medioevo la cosiddetta “traduzione verticale”, nata dall’esigenza di rendere i testi comprensibili a quanti, pur non conoscendo la lingua latina, erano desiderosi di accostarsi alla produzione letteraria e tecnica del mondo romano.

Alla fine del Medioevo si assiste ai primi volgarizzamenti, per rispondere alle richieste dei nuovi ceti borghesi.

Nel Rinascimento, che eredita dall’Umanesimo la passione per i classici, vengono prodotte  traduzioni  illustri, quali l’Eneide del Caro, le Metamorfosi ovidiane di Giovanni Andrea dell’Anguillara, e il Tacito di Bernardo Davanzati. In alcuni casi vengono operate delle variazioni rispetto all’opera originale, come nelle Metamorfosi di Apuleio del Firenzuola, che sostituisce i frati pagani con moderni frati di Sant’Antonio.

Si deve al Settecento un atteggiamento nuovo nei confronti dei classici, attribuibile in primo luogo all’influenza dell’Arcadia, che propugna una lettura moderna dell’antico, dando vita, talvolta, a traduzioni discutibili. Da ricordare sono invece le mirabili traduzioni di Sallustio operate dall’Alfieri.

L’interesse per la traduzione prosegue anche nell’Ottocento, secolo in cui il grande Leopardi si cimenta con la traduzione dell’Ars poetica di Orazio.

Dagli Anni Ottanta del Novecento proliferano di traduzioni scientifiche e di testi con traduzione a fronte, grazie allo sviluppo dell’editoria.

Published in: on marzo 5, 2008 at 8:58 am  Lascia un commento  
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LA TRADUZIONE

“La traduzione è un fatto antichissimo e indispensabile: ogni volta che vengono a contatto uomini con lingue diverse, perché possano stabilire rapporti tra loro è necessario che si intendano, dunque che almeno uno di essi traduca i suoi pensieri nella lingua dell’interlocutore e viceversa”.

Giovanni Polara, docente ordinario di Letteratura latina presso l’Università di Napoli, nel libro Guida alla traduzione dal Latino (1991) ci ricorda che la traduzione è un atto ineludibile per consentire la comunicazione tra individui di lingua e cultura diverse. Tradurre dal Latino, tuttavia, implica un elevato bagaglio di conoscenze, competenze e, non da ultimo, di motivazione, che permettano di restituire nella nostra lingua non solo il significato complessivo del testo originario, ma anche il suo livello stilistico ed il registro verbale impiegato dall’autore, nel rispetto di una lingua che, pur essendo compiuta (o “lingua morta” come amano definirla i più), non cessa di influenzare ed affascinare il nostro attuale universo linguistico e culturale.

Published in: on marzo 5, 2008 at 8:34 am  Lascia un commento  
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Ciao mondo!!

L’idea di un blog sulla didattica del Latino nasce dalla mia recente esperienza di tirocinio per la classe 51, nonché dal desiderio di approfondire le conoscenze epistemologiche indispensabili per il buon insegnamento di questa materia complessa, tacciata di essere lingua “morta”, ma di fatto sempre viva nella nostra cultura e nell’arte.

Buona lettura…

Published in: on marzo 2, 2008 at 8:52 am  Comments (1)